sabato 16 gennaio 2010

Oppressi e Oppressori – La storia infinita


"Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri". Sono parole di Lorenzo Milani, drammatiche nella loro attualità. Alla luce di questa posizione, che condivido, gli episodi di Rosarno sono battaglie di una guerra civile, scontri tra parti differenti della stessa patria degli oppressi. Chi più oppresso degli altri? Chi vive in condizioni di povertà estrema, sfruttamento, sottomissione o chi, d'altra parte, ha talmente metabolizzato la sottomissione ai potenti da non riuscire a comprendere l'esigenza di dignità dell'altro e condannarla anche con violenza? E quale violenza è peggiore? Quella della furia cieca degli immigrati africani o quella dell'onore ferito degli abitanti della piana? Domande inutili! La violenza è sempre assurda e inutile, ma la peggiore che scorgo è quella che è venuta prima di tutte: la violenza che non è andata sui giornali ed ai TG, quella "normale" accettata, quotidiana.
La violenza di un sistema economico che non conosce più distinzioni tra legale ed illegale, tra umanità e immoralità e, sistematicamente, con fredda programmazione, sfrutta uomini e donne per trarre profitto, per controllare territori, per occupare mercati. Dov'erano i commenti indignati dei signori dei salotti televisivi durante tutti questi anni? Dov'erano mentre dalla Calabria, dalla Puglia, dalla Campania si alzava il grido di aiuto di migliaia di uomini costretti ad una nuova schiavitù? Dov'era la politica, le istituzioni locali, la stampa, quando migliaia di uomini africani attraversavano a sera le nostre campagne per ritornare negli stessi tuguri che oggi meritano la ribalta mediatica? Era davvero necessaria l'emergenza, l'esplosione violenta per rendersi conto, per capire che qualcosa di terribile stava succedendo nella nostra bellissima terra? Dov'era e dov'è la società civile, il sud accogliente che si legge nelle guide per i turisti? È la nostra sconfitta. La sconfitta di tutti.
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Forse dovremmo imparare dagli africani di Rosarno, di Castel Volturno, alzare la testa, ma senza violenza, scoprirci parte di un'unica patria, quella dell'uomo, che è sempre uomo qualunque sia la sua condizione, la sua storia, il suo credo, il suo colore. Si, alzare la testa! E capire che la vera antimafia la si fa con il sangue, con la fatica, con il sudore e soprattutto con una coscienza che sa dire sempre no alla prepotenza, all'arroganza, all'ingiustizia. Non illudiamoci di poter cancellare il "problema" degli immigrati spostandolo da qualche altra parte o scrivendo leggi più dure. L'unica strada per affrontarlo è farlo nostro, costruire giustizia nel nostro paese e, allo stesso tempo, in ogni angolo del mondo. Perché la fame, la paura, il bisogno di una vita dignitosa saranno sempre più forti di ogni nostra legge, di ogni nostra apprensione. Solo insieme, noi e loro, possiamo immaginare un domani.
Don Mimmo Battaglia, presidente Fict
L'intera lettera si può leggere a questo indirizzo http://www.ecostiera.it/index.php?option=com_content&view=article&id=3371:rosarno-don-mimmo-battaglia-denuncia-lassenza-delle-istituzioni-&catid=48&Itemid=77

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