giovedì 28 gennaio 2010

Il giorno della memoria


A nulla è valso il terribile monito di Primo Levi
Meditate che questo è stato: vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore stando in casa andando per via, coricandovi, alzandovi. Ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa, la malattia vi impedisca, i vostri nati torcano il viso da voi.
La nostra memoria troppo affaticata dal tran tran della vita quotidiana continuava a dimenticare. Allora ecco correre in aiuto una legge. La legge 211 del 20 luglio 2000 istituisce il giorno della memoria. Il 27 Gennaio è il giorno della memoria, il giorno in cui per legge dobbiamo ricordare. Tutti gli altri giorni possiamo anche dimenticare, la nostra povera memoria è sempre affollata da mille pensieri e ricordi. Non chiediamole l'impossibile, ma un giorno, un solo giorno per ricordare quello che è stato: gli orrori consumatisi su degli uomini per mano dei loro stessi simili. Perché il 27 Gennaio? Nello stesso giorno del 1945 le truppe sovietiche entrarono ad Auschwitz, scoprirono l'orripilante campo di concentramento e posero fine allo sterminio liberando i pochi superstiti. Il 27 Gennaio il giorno della commemorazione nel giorno della riaffermazione della dignità umana! Forse questa è l'unica legge per la quale, come da usuale consuetudine, non cerchiamo il modo di non rispettarla, la via d'uscita. Eccoci tutti uniti a ricordare, ad espiare la nostra colpa come italiani per non avere rifiutato e fermato per tempo lo sterminio. La colpa non è nostra, nel senso personale di ciascuno di noi. La colpa è dell'allora dittatore, ma noi insieme come italiani vogliamo e dobbiamo espiare. Commovente! Finalmente possiamo essere orgogliosi di noi stessi. Grazie perché ci è stata data la possibilità di rivalsa, condannando quello che fu e riaffermando la dignità di ogni uomo, di tutti gli uomini. E gli altri giorni dell'anno, di tutti gli anni? Continuiamo a dimenticare, ad umiliare e perseguitare guidati dalla paura dell'altro, del diverso da noi e pertanto non controllabile. Per strada, nei nostri uffici, nelle nostre scuole, nelle nostre case, continua a consumarsi il dramma della Shoah. Non più campi di concentramento in muratura. Ma ancora campi di concentramento nelle nostre menti e nei nostri cuori.

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